L'industria ricicla e nobilita una scarto dell'industria alimentare della carne, cioè le pelli grezze prodotte in conseguenza della macellazione.
La principale tipologia animale processata è quindi la bovina adulta, che incide per il 75% della produzione complessiva, seguita dalle ovine (9%), dalle capre (8%) e dai vitelli (7%). Meno dell'1% delle pelli conciate dal settore appartiene ad altre razze animali (rettili, suini ecc.). I più importanti clienti delle concerie nazionali sono tradizionalmente i produttori di calzature, a cui viene venduto il 38% delle pelli prodotte a livello nazionale. Segue la pelletteria (27%), gli interni auto (15%), l'industria dell'arredamento (13%) e l'abbigliamento (4%). Vi è infine un residuale 2% destinato ad utilizzi fortemente marginali (legatoria, ecc.).
La concia è uno dei settori industriali italiani maggiormente internazionalizzato, come emerge dai dati di commercio estero.
Le esportazioni di pelli conciate, destinate a 119 Paesi, rappresentano circa tre quarti del fatturato complessivo (percentuale più che doppia rispetto a 20 anni fa). Se l'Unione Europea risulta essere la principale macroarea geografica cliente (49% dell'export generale), dal 1995 il principale Paese di destinazione estera delle nostre pelli è di gran lunga la Cina, che, inclusa Hong Kong, incide per il 11% sul totale esportato e, conseguentemente, per il 8% sulle vendite complessive del settore.
Un ruolo essenziale per il settore viene giocato anche dall'import di materia prima, dato che l'approvvigionamento estero, che ha origine da 119 Paesi, copre oltre il 90% del fabbisogno dell'industria. Nel dettaglio per tipologia di commodity acquistata, il 52% delle importazioni in volume si riferisce a pelli grezze mentre il 47% è riferito a pelli semilavorate fino allo stadio "wet blue"; l'altro semilavorato utilizzato (pelli "crust") pesa per l'1% sul totale.
Data la fondamentale importanza delle forniture dall'estero è particolarmente sentito il problema del protezionismo sulla materia prima, praticato in maniera intensa, sleale e crescente da alcuni significativi concorrenti extra-UE (Brasile, India, Argentina, Russia, Etiopia, Nigeria, Pakistan ecc.). Ad oggi circa la metà delle pelli grezze disponibili a livello mondiale viene sottratta al libero mercato attraverso l'imposizione di dazi e altre barriere non tariffarie.
Nonostante l'agguerrita concorrenza dei sopracitati concorrenti, oltremodo avvantaggiata anche da insufficienti standard ambientali e sociali, l'industria conciaria italiana detiene tuttora un indiscusso primato internazionale. Il valore della produzione pesa infatti per il 23% a livello mondiale, percentuale che sale al 65% se consideriamo la sola Unione Europea, mentre sul piano commerciale calcoliamo che una pelle finita su quattro commercializzate tra operatori internazionali sia di origine italiana.