L'INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA impiega oltre 18 mila addetti in più di 1.100 aziende, per un fatturato annuo pari a 4,6 miliardi di euro (70% destinato all’export). È storicamente considerata leader mondiale in termini di valore (63% a livello UE, 24% sul totale mondo), e livello di internazionalizzazione, per l'elevato sviluppo tecnologico e qualitativo, lo spiccato impegno ambientale e la capacità innovativa in termini di design stilistico.
La concia italiana è da sempre un tipico esempio di successo del modello distrettuale che tradizionalmente caratterizza una parte rilevante dell'economia manifatturiera nazionale. La quasi totalità della produzione (oltre il 95%) si concentra infatti all'interno di comprensori produttivi territoriali, che nel corso degli anni hanno sviluppato, nonché spesso mutato per necessità di adeguamento al mercato, le loro caratteristiche peculiari in termini di prodotto e processo.
IL DISTRETTO VENETO
La valle del Chiampo (Vicenza) con i suoi 130 kmq di territorio è sede di uno dei maggiori distretti conciari del mondo, nonchè il più importante in Italia per produzione e numero di addetti. Comprende Arzignano e l'area del Chiampo da Crespadoro a Montebello, da Montorso a Zermeghedo fino a Montecchio Maggiore. Il polo ne è motore di sviluppo e occupazione. La prima attività conciaria risale al 1300. Nel 1855, dopo un lungo periodo di dominio delle filande e degli allevamenti del baco da seta, si trovarono riferimenti all'importanza delle concerie, una ventina, concentrate intorno a Bassano del Grappa. La vera e propria nascita dell'industria si ha dopo la prima guerra mondiale, quando la concorrenza asiatica e l'utilizzo delle fibre sintetiche mise in crisi il settore dei filati e spinse verso la riconversione. L'attuale peculiarità di quest'area conciaria, la cui produzione conta per oltre metà del totale nazionale, è rappresentata, dal punto di vista industriale, dalla contemporanea presenza di imprese medio-piccole e grandi gruppi industriali all'avanguardia nell'automazione e standardizzazione delle fasi di processo, mentre sul piano produttivo la princiapale specializzazione sono le pelli bovine medio-grandi che vengono principalmente destinate ai clienti dell'imbottito (interni auto ed arredamento), alla calzatura ed alla pelletteria.
IL DISTRETTO TOSCANO
Il distretto che raggruppa il maggior numero di aziende si trova in Toscana e comprende i comuni di S. Croce sull'Arno, Bientina, Castelfranco di Sotto, Montopoli Val d'Arno, San Miniato, Santa Maria a Monte in provincia di Pisa e Fucecchio in provincia di Firenze. Le prime lavorazioni risalgono alla metà dell'Ottocento, ma un consistente sviluppo parte solo dagli anni Cinquanta/Sessanta, parallelamente al declino dell'agricoltura. Le concerie locali, il cui fatturato complessivo incide attualmente per il 28% del totale nazionale, si caratterizzano per l'elevato grado di artigianalità e flessibilità delle produzioni, primariamente destinate all'alta moda; le lavorazioni riguardano soprattutto le pelli bovine di medie e piccole dimensioni (tra cui i vitelli), alcune delle quali utilizzate per la specialità del cuoio da suola, che in Italia viene quasi interamente prodotto nel comune di San Miniato e Ponte a Egola.
IL DISTRETTO CAMPANO
In Campania esiste un polo conciario specializzato nella concia di pelli piccole, ovine e caprine, per abbigliamento, calzatura e pelletteria. Le imprese si localizzano principalmente nella zona di Solofra (Avellino), Montoro Inferiore, Montoro Superiore e Serino, vicino ad Avellino, con alcune importanti presenze anche nei dintorni di Napoli (Arzano, Casandrino, Casoria). Inizialmente limitato alla destinazione tomaia, si estese e diversificò con l'abbigliamento, tornato negli anni recenti a calzatura e pelletteria. I primi insediamenti risalgono all'età del bronzo, ma la grande crescita è nel secondo dopoguerra. Il valore della produzione campana di pelli è al momento pari al 6% del totale nazionale.
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